Psicoterapia sistemica individuale

Presso il Centro Milanese di Terapia della Famiglia, Via Leopardi 19, Milano, è attiva un’équipe di psicoterapeuti rivolta a persone che per ragioni diverse si trovano a vivere situazioni di disagio emotivo e relazionale.

Come si forma l’approccio individuale alla terapia sistemica

Vent’anni fa Luigi Boscolo e Paolo Bertrando scrissero Psicoterapia sistemica individuale (Raffaello Cortina). Il testo faceva il punto su un lungo percorso di esperienza condotto da Boscolo, a partire dalla sua formazione psicoanalitica, passando per la terapia strategica, fino alla sua proposta attuale, che in quegli anni consisteva in una terapia lunga-breve, della durata di un anno, consistente in 20 incontri da tenersi ogni 15 giorni. Tale proposta era una sorta di “contratto terapeutico”, tuttavia, durante le sedute, presentava notevoli flessibilità e variazioni. Ricordiamo una seduta individuale con una giovane donna, con diagnosi di bulimia, che al diciottesimo incontro aveva risolto tutti i sintomi. Boscolo le propose di chiudere le sedute, in effetti ne restavano solo due. La donna disse che, sì, aveva superato i vecchi sintomi, ma voleva frequentare ancora un po’ la terapia, non sentiva di essere alla fine, aveva bisogno di un po’ di tempo. Boscolo le chiese allora a quale incontro desiderava essere in quel momento. La donna rispose: “al dodicesimo” e lui le disse: “bene, allora questo è il dodicesimo incontro”.

Cronaca di una ricerca

A fine anni Novanta, Massimo Giuliani, Pietro Barbetta, Cesare Casati, Giampiero Covelli, e altri, decisero di fare una ricerca qualitativa su follow-up di trattamenti psicoterapeutici avvenuti tra fine anni Ottanta ad allora. Si trattava di 25 psicoterapie strategiche condotte presso centri pubblici di psichiatria (tenuti da Casati e Covelli) e 18 terapie sistemiche, individuali e familiari (tenute da Barbetta) nel suo studio privato. Giuliani e altri avevano il compito di fare il follow up nel contesto pubblico, e privato. Dovevano incontrare persone che avevano frequentato uno dei due percorsi con l’idea di chiedere loro che cosa ricordavano e com’era la loro vita in relazione a quei percorsi terapeutici. Si trovò che quel che il gruppo di psichiatria aveva chiamato intervento di terapia breve – due sedute, che avevano avuto effetto di scomparsa dei sintomi in quasi tutte le pazienti – in realtà fu definito da una paziente come: “la prima seduta mi è sembrata brutale, però dalla seconda in poi le sedute mensili sono state molto positive, mi sono sentita ascoltata”. Per ciò che riguarda il contesto privato, si trovò, in due persone che aveva seguito Barbetta, una positiva scomparsa dei sintomi, ma un essersi sentite abbandonate subito dopo. Entrambe avrebbero voluto continuare le sedute perché non era solo questione di sintomi. Nel primo caso, quel che la paziente aveva definito come “terapia”, era stata definita dagli psichiatri come “monitoraggio periodico”, nel secondo, una delle due pazienti ricontattò il terapeuta per riprendere le sedute.

Questa ricerca confermava che la terapia breve (psicoanalitica, strategica o sistemica) non funziona sempre e che insistere sulla chiusura della terapia da parte del terapeuta è come insistere sulla continuazione quando il soggetto in terapia decide di interrompere. Si tratta, nel primo caso, di un taglio autoritario, nel secondo di un’imposizione forzata a chiudere.

Terapia lunga – breve

La definizione di psicoterapia lunga-breve dà la possibilità al terapeuta di ascoltare il soggetto in terapia per incontrarlo attraverso ciò che in psicoanalisi viene definito transfert e che i terapeuti sistemici, sulla scorta di Moni Elkaïm, chiamano risonanza, per via della melodia che viene scambiata durante la seduta clinica. La terapia, come forma artistica, produce eventi melodici, immaginari che, a loro volta, aumentano ciò che Gianfranco Cecchin definì “curiosità terapeutica”.

Tra gli estremi di una psicoterapia breve, come standard, e di una psicoanalisi lunga e intensa, la psicoterapia sistemica individuale è attenta a rinnovare continuamente, seduta per seduta, il legame e il contratto terapeutico, senza imposizioni. Il terapeuta non è un esperto che detiene il potere/sapere, è lì per ridare alle persone il desiderio di prendersi cura di sé. Si tratta di un principio etico fondamentale. In generale, nella nostra prassi, gli appuntamenti vengono perciò rinnovati al termine ogni seduta, non diciamo mai: “ci vediamo ogni venerdì alle 15”. Anche questo è un modo di chiedere il consenso a proseguire gli incontri e ad ascoltare i bisogni e il desiderio singolare della persona che frequenta le sedute.

Il centro Milanese di Terapia della Famiglia
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Informazioni

Il CMTF è Centro Clinico e ha un équipe di psicoterapeute/i che possono essere contattati sia privatamente, sia contattando il CMTF:

Tel: 02 4815350 | 348.00.32.632
Email:segreteria@cmtf.it
Eventuali cancellazioni dovranno pervenire almeno 24 ore prima.

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Presso il Centro Milanese di Terapia della Famiglia, Via Leopardi 19, Milano, è attiva un’équipe di psicoterapeuti rivolta a persone che per ragioni diverse si trovano a vivere situazioni di disagio emotivo e relazionale.

Come si forma l’approccio individuale alla terapia sistemica

Vent’anni fa Luigi Boscolo e Paolo Bertrando scrissero Psicoterapia sistemica individuale (Raffaello Cortina). Il testo faceva il punto su un lungo percorso di esperienza condotto da Boscolo, a partire dalla sua formazione psicoanalitica, passando per la terapia strategica, fino alla sua proposta attuale, che in quegli anni consisteva in una terapia lunga-breve, della durata di un anno, consistente in 20 incontri da tenersi ogni 15 giorni. Tale proposta era una sorta di “contratto terapeutico”, tuttavia, durante le sedute, presentava notevoli flessibilità e variazioni. Ricordiamo una seduta individuale con una giovane donna, con diagnosi di bulimia, che al diciottesimo incontro aveva risolto tutti i sintomi. Boscolo le propose di chiudere le sedute, in effetti ne restavano solo due. La donna disse che, sì, aveva superato i vecchi sintomi, ma voleva frequentare ancora un po’ la terapia, non sentiva di essere alla fine, aveva bisogno di un po’ di tempo. Boscolo le chiese allora a quale incontro desiderava essere in quel momento. La donna rispose: “al dodicesimo” e lui le disse: “bene, allora questo è il dodicesimo incontro”.

Cronaca di una ricerca

A fine anni Novanta, Massimo Giuliani, Pietro Barbetta, Cesare Casati, Giampiero Covelli, e altri, decisero di fare una ricerca qualitativa su follow-up di trattamenti psicoterapeutici avvenuti tra fine anni Ottanta ad allora. Si trattava di 25 psicoterapie strategiche condotte presso centri pubblici di psichiatria (tenuti da Casati e Covelli) e 18 terapie sistemiche, individuali e familiari (tenute da Barbetta) nel suo studio privato. Giuliani e altri avevano il compito di fare il follow up nel contesto pubblico, e privato. Dovevano incontrare persone che avevano frequentato uno dei due percorsi con l’idea di chiedere loro che cosa ricordavano e com’era la loro vita in relazione a quei percorsi terapeutici. Si trovò che quel che il gruppo di psichiatria aveva chiamato intervento di terapia breve – due sedute, che avevano avuto effetto di scomparsa dei sintomi in quasi tutte le pazienti – in realtà fu definito da una paziente come: “la prima seduta mi è sembrata brutale, però dalla seconda in poi le sedute mensili sono state molto positive, mi sono sentita ascoltata”. Per ciò che riguarda il contesto privato, si trovò, in due persone che aveva seguito Barbetta, una positiva scomparsa dei sintomi, ma un essersi sentite abbandonate subito dopo. Entrambe avrebbero voluto continuare le sedute perché non era solo questione di sintomi. Nel primo caso, quel che la paziente aveva definito come “terapia”, era stata definita dagli psichiatri come “monitoraggio periodico”, nel secondo, una delle due pazienti ricontattò il terapeuta per riprendere le sedute.

Questa ricerca confermava che la terapia breve (psicoanalitica, strategica o sistemica) non funziona sempre e che insistere sulla chiusura della terapia da parte del terapeuta è come insistere sulla continuazione quando il soggetto in terapia decide di interrompere. Si tratta, nel primo caso, di un taglio autoritario, nel secondo di un’imposizione forzata a chiudere.

Terapia lunga – breve

La definizione di psicoterapia lunga-breve dà la possibilità al terapeuta di ascoltare il soggetto in terapia per incontrarlo attraverso ciò che in psicoanalisi viene definito transfert e che i terapeuti sistemici, sulla scorta di Moni Elkaïm, chiamano risonanza, per via della melodia che viene scambiata durante la seduta clinica. La terapia, come forma artistica, produce eventi melodici, immaginari che, a loro volta, aumentano ciò che Gianfranco Cecchin definì “curiosità terapeutica”.

Tra gli estremi di una psicoterapia breve, come standard, e di una psicoanalisi lunga e intensa, la psicoterapia sistemica individuale è attenta a rinnovare continuamente, seduta per seduta, il legame e il contratto terapeutico, senza imposizioni. Il terapeuta non è un esperto che detiene il potere/sapere, è lì per ridare alle persone il desiderio di prendersi cura di sé. Si tratta di un principio etico fondamentale. In generale, nella nostra prassi, gli appuntamenti vengono perciò rinnovati al termine ogni seduta, non diciamo mai: “ci vediamo ogni venerdì alle 15”. Anche questo è un modo di chiedere il consenso a proseguire gli incontri e ad ascoltare i bisogni e il desiderio singolare della persona che frequenta le sedute.

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Il CMTF è Centro Clinico e ha un équipe di psicoterapeute/i che possono essere contattati sia privatamente, sia contattando il CMTF:

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